Berlusconi e Prodi sono i due
eterni antagonisti dell’Italia della
Seconda Repubblica, l’uscita di scena definitiva di uno o di entrambi sarà –
per certi versi – il vero segnale della fine di un ciclo. Certo assieme ad
altri protagonisti della politica italiana, così incapace di rinnovare se
stessa se poi l’unico modo per avere qualche cambiamento è “rottamare” (a
sinistra) e “formattare” (a destra).
Gira e rigira, sempre lì stiamo. Come se dei due simboli dello sbilenco
bipolarismo italiano non si potesse fare a meno. In questi giorni è stato detto
che Silvio Berlusconi di fatto non se n’è mai andato veramente. Nessuno ne
dubitava, d’altronde.
Invece, di primo acchitto un po’ di più sorprendono le
indiscrezioni su un Romano Prodi ancora ben piantato sulla scena politica,
dietro le quinte del centrosinistra. Ma le coincidenze finiscono qui.
Mario Lavia, su Europa, ragiona su questi percorsi paralleli e
speculari, se uno resta nel campo attivo della politica, l’altro davvero fa il
padre nobile. Prodi consiglia, striglia il PD, ma poi resta fuori dall’agone e dal
parlamento, Berlusconi prova (ma è poi certo?) a restare sulla scena e a
presentarsi per la sesta volta. Un record. Certo anche il professore ha
ambizioni, e spesso si vocifera di una sua possibile ascesa al Colle. Possibile
che siano ancora loro il centro della politica italiana? Ecco spiegata la
necessità di “rottamare” (a sinistra) e di “formattare” (a destra) il panorama
dei protagonisti della politica italiana. Forse è ora di rinnovamento.
Fonte: iljournal.it

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