giovedì 19 luglio 2012

La riforma del lavoro è legge da oggi


Dopo mesi di discussioni e con ancora molte perplessità, la riforma del lavoro del Ministro del Welfare, Elsa Fornero da oggi è una legge dello Stato. Ecco alcune cose che cambieranno la vita quotidiana di qualcuno

E’ suonata l’ora della riforma del lavoro. Piaccia o non piaccia da oggi bisogna farci i conti, nel vero senso della parola. Ma chi ne trae benefici e svantaggi?
Facciamo un quadro delle cose più importanti da sapere.
Chi da oggi è costretto ad aprire una partita IVA per fare un lavoro sostanzialmente da dipendente, con tanto di orari di entrata e uscita dall’ufficio, con le nuove norme dovrebbe passare, se il datore di lavoro deciderà di mantenere il posto, a un contratto subordinato vero e proprio, con tutte le garanzie che esso comporta (fino ad ora assenti dalla tipologia di lavoro autonomo). Per quanto riguarda i precari senza partita Iva, la riforma Fornero pone alcuni paletti ai contratti a progetto e a quelli a tempo determinato.

Per i primi, andrà sempre indicato  un progetto specifico che non potrà più corrispondere all’oggetto sociale dell’azienda, ma dovrà essere reale e indirizzato a un risultato finale che andrà indicato sul contratto stesso, non potranno essere la mera esecuzione di compiti ripetitivi che possono rientrare in contratti collettivi nazionali e non si potranno più svolgere secondo le stesse modalità dei contratti subordinati. Per quanto riguarda i lavoratori assunti a tempo determinato, potranno essere assunti senza specificare la causale solo nel primo contratto, che potrà durare al massimo 12 mesi, non potrà essere prorogabile e potrà proseguire oltre la scadenza solo per altri 30 (se di durata inferiore ai 6 mesi) o 50 giorni (se di durata superiore ai 6 mesi). Tra un contratto e l’altro dovranno passare almeno 60 (per i contratti di 6 mesi) o 90 giorni (per i contratti di durata superiore). Le durate intermedie tra i contratti sono comunque tra i principali argomenti al centro delle proposte di modifica.
Le agenzie per il lavoro e i contratti di somministrazione sono una delle tipologie che maggiormente ha contraddistinto lo sviluppo del precariato in Italia e la riforma ha messo mano anche a questo settore. Da oggi le cose funzionano più o meno come per i lavoratori a tempo determinato, quindi con la possibilità di non specificare la causale del contratto solo per il primo rapporto di lavoro, di durata inferiore ai 12 mesi. Viene poi impedito alle agenzie per il lavoro di somministrare lavoratori svantaggiati a condizioni retributive peggiori rispetto a quelle normali in cambio di formazione e inserimento lavorativo e di fornire apprendisti con contratto a termine.
Per tutte le forme di lavoro a termine, ci sarà poi a carico del datore di lavoro un aumento dell’1,4% dell’aliquota contributiva, che andrà a finanziare una delle creature più importanti della riforma, l’
ASPI - Assicurazione Sociale per l’Impiego.
Questo, nelle intenzioni del legislatore, dovrebbe spingere le aziende a fare un maggior uso dell’apprendistato e, successivamente dei contratti a tempo indeterminato, rispetto alla giungla dei contratti a progetto che ha caratterizzato in questi anni l’esistenza di troppe persone, giovani soprattutto, ma non solo.
Fin qui i lavoratori che entrano nel mondo del lavoro appunto, ma poi c’è la parte che riguarda coloro che ne stanno per uscire. Quello che si può prevedere è un peggioramento delle condizioni dei lavoratori che entreranno in mobilità, che vedranno, a fronte di un modesto aumento dell’indennità che arriverà al 75% dello stipendio, una drastica riduzione della sua durata: per la fascia più bassa infatti, la cui età viene alzata da 50 a 55 anni, potrà durare (a partire dal 2017, ma con riduzioni progressive a partire dal prossimo anno) fino a un massimo di 12 mesi, mentre per quella più alta potrà arrivare al massimo a 18 mesi.
Invece, per gli apprendisti andrà sicuramente meglio, perché, 
coloro che ne avranno i requisiti, potranno beneficiare del nuovo ammortizzatore sociale o della sua forma ridotta, definita Mini ASPI.
Un’altro dei temi caldi della riforma è stato sicuramente quello delle modifiche all’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Ora sarà possibile per le aziende licenziare per motivi economici e il lavoratore avrà diritto al reintegro solo se il giudice constaterà la manifesta insussistenza delle motivazioni.

Fonte: iljournal.it
http://www.iljournal.it/2012/la-riforma-del-lavoro-e-legge-da-oggi/370552

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