Dopo mesi di discussioni e con
ancora molte perplessità, la riforma del lavoro del Ministro del Welfare, Elsa
Fornero da oggi è una legge dello Stato. Ecco alcune cose che cambieranno la
vita quotidiana di qualcuno
E’ suonata l’ora della riforma del lavoro. Piaccia o non
piaccia da oggi bisogna farci i conti, nel vero senso della parola. Ma chi ne
trae benefici e svantaggi?
Facciamo un quadro delle cose più importanti da sapere.
Chi da oggi è costretto ad aprire una partita IVA per fare un
lavoro sostanzialmente da dipendente, con tanto di orari di entrata e uscita
dall’ufficio, con le nuove norme dovrebbe passare, se il datore di lavoro
deciderà di mantenere il posto, a un contratto subordinato vero e proprio, con
tutte le garanzie che esso comporta (fino ad ora assenti dalla tipologia di
lavoro autonomo). Per quanto riguarda i precari senza partita Iva, la riforma Fornero
pone alcuni paletti ai contratti a progetto e a quelli a tempo determinato.
Per i primi, andrà sempre indicato un progetto specifico che non
potrà più corrispondere all’oggetto sociale dell’azienda, ma dovrà essere reale
e indirizzato a un risultato finale che andrà indicato sul contratto stesso,
non potranno essere la mera esecuzione di compiti ripetitivi che possono
rientrare in contratti collettivi nazionali e non si potranno più svolgere
secondo le stesse modalità dei contratti subordinati. Per quanto riguarda i
lavoratori assunti a tempo determinato, potranno essere assunti senza
specificare la causale solo nel primo contratto, che potrà durare al massimo 12
mesi, non potrà essere prorogabile e potrà proseguire oltre la scadenza solo
per altri 30 (se di durata inferiore ai 6 mesi) o 50 giorni (se di durata
superiore ai 6 mesi). Tra un contratto e l’altro dovranno passare almeno 60
(per i contratti di 6 mesi) o 90 giorni (per i contratti di durata superiore).
Le durate intermedie tra i contratti sono comunque tra i principali argomenti
al centro delle proposte di modifica.
Le agenzie per il lavoro e i contratti di somministrazione
sono una delle tipologie che maggiormente ha contraddistinto lo sviluppo del
precariato in Italia e la riforma ha messo mano anche a questo settore. Da
oggi le cose funzionano più o meno come per i lavoratori a tempo
determinato, quindi con la possibilità di non specificare la causale del
contratto solo per il primo rapporto di lavoro, di durata inferiore ai 12 mesi.
Viene poi impedito alle agenzie per il lavoro di somministrare lavoratori
svantaggiati a condizioni retributive peggiori rispetto a quelle normali in
cambio di formazione e inserimento lavorativo e di fornire apprendisti con
contratto a termine.
Per tutte le forme di lavoro a termine, ci sarà poi a carico del datore di lavoro un aumento dell’1,4% dell’aliquota contributiva, che andrà a finanziare una delle creature più importanti della riforma, l’ASPI - Assicurazione Sociale per l’Impiego.
Questo, nelle intenzioni del legislatore, dovrebbe spingere le aziende a fare un maggior uso dell’apprendistato e, successivamente dei contratti a tempo indeterminato, rispetto alla giungla dei contratti a progetto che ha caratterizzato in questi anni l’esistenza di troppe persone, giovani soprattutto, ma non solo.
Per tutte le forme di lavoro a termine, ci sarà poi a carico del datore di lavoro un aumento dell’1,4% dell’aliquota contributiva, che andrà a finanziare una delle creature più importanti della riforma, l’ASPI - Assicurazione Sociale per l’Impiego.
Questo, nelle intenzioni del legislatore, dovrebbe spingere le aziende a fare un maggior uso dell’apprendistato e, successivamente dei contratti a tempo indeterminato, rispetto alla giungla dei contratti a progetto che ha caratterizzato in questi anni l’esistenza di troppe persone, giovani soprattutto, ma non solo.
Fin qui i lavoratori che entrano nel mondo del lavoro appunto, ma poi c’è
la parte che riguarda coloro che ne stanno per uscire. Quello che si può
prevedere è un peggioramento delle condizioni dei lavoratori che
entreranno in mobilità, che vedranno, a fronte di un modesto aumento
dell’indennità che arriverà al 75% dello stipendio, una drastica riduzione
della sua durata: per la fascia più bassa infatti, la cui età viene alzata da 50 a 55 anni, potrà durare (a
partire dal 2017, ma con riduzioni progressive a partire dal prossimo anno)
fino a un massimo di 12 mesi, mentre per quella più alta potrà arrivare al
massimo a 18 mesi.
Invece, per gli apprendisti andrà sicuramente meglio, perché, coloro che ne avranno i requisiti, potranno beneficiare del nuovo ammortizzatore sociale o della sua forma ridotta, definita Mini ASPI.
Invece, per gli apprendisti andrà sicuramente meglio, perché, coloro che ne avranno i requisiti, potranno beneficiare del nuovo ammortizzatore sociale o della sua forma ridotta, definita Mini ASPI.
Un’altro dei temi caldi della riforma è stato sicuramente quello delle modifiche
all’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Ora sarà possibile per le aziende licenziare per motivi economici e il lavoratore avrà diritto al reintegro solo
se il giudice constaterà la manifesta insussistenza delle motivazioni.
Fonte: iljournal.it
http://www.iljournal.it/2012/la-riforma-del-lavoro-e-legge-da-oggi/370552

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