mercoledì 11 luglio 2012

Come far pagare ai ricchi la crisi


Uno dei più importanti centri studi di economia della Germania propone misure straordinarie sui contribuenti più abbienti

Una patrimoniale “temporanea” sui ricchi potrà risolvere la crisi? E’ l’idea dell’istituto tedesco per la ricerca economica (DIW), che propone di obbligare temporaneamente i ceti più abbienti a prestare i loro soldi allo stato. Quando le cose andranno meglio, questi crediti potranno essere restituiti, una soluzione drastica per l’eurocrisi che non si riesce a superare.
PATRIMONIALE O CREDITO FORZOSO- Le soluzioni alla crisi dei debiti sovrani, e più in generale ai continui buchi di bilancio degli stati a causa delle recessioni, sono tema di dibattito accademico. Uno dei più importanti centri di studi tedesco sull’economia, DIW, con sede a Berlino, tra i più prestigiosi anche in Europa, ha compiuto uno studio sugli effetti di una tassazione speciale sui contribuenti più ricchi per affrontare la crisi.
DIW propone due soluzioni, come riporta il sito del quotidiano economico Handelsblatt. La prima è una patrimoniale “classica”, ovvero una tassazione straordinaria sui grandi patrimoni. La seconda invece è più innovativa, anche se simile come impostazione. I ceti più abbienti dovrebbero essere obbligati a prestare i soldi allo stato, che così potrebbe avere una fonte di finanziamento ulteriore non dipendente dai mercati. In questo modo ci sarebbero le risorse per affrontare la crisi, risparmiando sui tassi di interesse, e quando l’economia si sarà ripresa il potere pubblico potrà restituire questo denaro preso in prestito ai cittadini più ricchi. Un’idea che proviene dalla Germania,ma che gli autori sottolineano potrebbe essere utilizzata anche da altri stati europei in gravi difficoltà, come la stessa Italia, Grecia o Spagna.
COME FUNZIONA - Lo studio di DIW riguarda il patrimonio dei tedeschi, che come abbiamo scritto nei giorni scorsi sono i cittadini più risparmiosi d’Europea, ed hanno accumulato la più consistente somma di ricchezze sia dal lato mobiliare che su quello immobiliare. Secondo gli studiosi di DIW una tassa straordinaria su chi ha un patrimonio individuale di 250 mila euro – in coppia 500 mila – potrebbe produrre una base imponibile pari al 92% della ricchezza nazionale complessiva. “Un credito forzoso o una tassa nell’ordine del dieci per cento su una simile base imponibile potrebbe mobilitare risorse nell’ordine del nove per cento del prodotto interno lordo, circa 230 miliardi di euro”. In Germania il debito pubblico in questo momento si trova all’80% del Pil. Con una simile tassa l’indebitamento potrebbe scendere in modo significativo, in direzione del 60% imposto dai criteri di Maastricht, che in questo momento non rispetta quasi nessuno dei paesi europei. La percentuale di cittadini sottoposti a questa tassazione sarebbe piuttosto contenuta, solo l’otto per cento, e se mai si realizzasse, questo prelievo verterebbe sia sulle ricchezze mobiliari che quelle immobiliari.
DIBATTITO SUI RICCHI - Negli ultimi anni contrassegnati dalle difficoltà delle economie mondiali si è assistito ad un crescente dibattito sulla tassazione delle grandi ricchezze. In Francia François Hollande ha proposto un’aliquota del 75% sul reddito di chi guadagna più di un milione di euro, una misura che dovrebbe essere introdotta a breve dal governo socialista di Ayrault. Negli Usa Obama si sta scontrando con i repubblicani sull’eliminazione dei tagli fiscali di Bush per i contribuenti che guadagnano più di 250 mila dollari, mentre anche in Germania si fa insistente il dibattito su patrimoniale e grandi redditi. La stessa Spd ha promesso di riportare al 50% l’aliquota massima della tassazione sul reddito, dopo averla portata al 43% durante gli anni del governo Schroeder. Per gli studiosi del DIW la proposta di una maxi patrimoniale o di un prestito forzoso dei ricchi sarebbe molto utile per i paesi in crisi come Grecia, Spagna o anche la stessa Italia. Secondo il direttore dello studio Stefan Bach “proprio là sarebbe un simile intervento fiscale la misura più ragionevole, per far sì che i grandi patrimoni privati aiutino lo stato a rifinanziarsi”. Soprattutto perché permetterebbero una migliore accoglienza delle riforme strutturali che riducono le prestazioni sociali e liberalizzano i mercati del lavoro, misure che colpiscono in particolar modo i ceti più deboli.
SITUAZIONE ITALIANA - Secondo le indagini della Banca d’Italia, la ricchezza netta degli italiani (tolti, cioè, mutui e prestiti) era pari, nel 2010, a 8.640 miliardi di euro. Una cifra che vale oltre quattro volte il debito pubblico del nostro paese. Il 50 per cento delle famiglie italiane possiede, infatti, secondo le stime dell’istituto centrale, meno del 10 per cento di tutta quella ricchezza. 12 milioni di famiglie si spartiscono di conseguenza un patrimonio di non più di 860 miliardi di euro L’altra metà degli italiani controlla quasi 8 mila miliardi di euro. Il 10 per cento delle famiglie italiane, cioè circa 2 milioni 400 mila famiglie, possiede il 45 per cento dell’intera ricchezza nazionale. In media, ognuna di questi nucleari familiari molto benestanti hanno un patrimonio di 1 milione 620 mila euro, oltre 22 volte la ricchezza dell’altra metà d’Italia. Infine, l’1 per cento di miliardari: meno di 240 mila famiglie. Fa capo a loro il 13 per cento dell’intera ricchezza italiana, ovvero oltre 1.120 miliardi di euro, almeno quelli rintracciabili nel catasto e nelle banche nazionali. In media, ognuna di queste famiglie straricche dispone di un patrimonio di poco inferiore a 4 milioni 700 mila euro.

Fonte: giornalettismo.com

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