Ecco come l'Europa vede i giovani italiani
La situazione
della disoccupazione giovanile italiana è talmente grave che ne parlano anche
all’estero.
IL CASO – “Quando il
Parlamento italiano ha discusso la legge di riforma del lavoro, ha pensato bene
di proteggere i lavoratori anziani prossimi alla pensione ma poco è stato fatto
per i 600 mila giovani disoccupati”: inizia così l’articolo del Financial Times che
indaga sulla situazione dei precari del nostro paese.
INFORMAZIONI – “Il tasso di
disoccupazione dei giovani italiani è pari al 36%, come in Spagna e in Grecia,
dove le cifre sono ancora più alte” continua la critica del giornale che cita
le parole di Gustavo Piga, professore di Economia dell’università di Tor
Vergata: “Perderemo per sempre se queste persone non riescono ad entrare nel
mercato del lavoro quando sono giovani perché rischiano di non sviluppare
competenze spendibili sul mercato – e ancora – Oltre al dramma umano, l’Italia
perde milioni di Euro di pil se questa fetta di popolazione non riesce a far
parte della forza lavoro”.
SOLUZIONI – Mario Monti si
è mosso per risollevare le sorti dei progetti di apprendistato e far sì che ci
si possa avvicinare alla Germania: modello di esempio per il tasso basso di
disoccupazione giovanile. “I datori di lavoro hanno approfittato dello scarso
controllo in materia per ottenere benefici fiscali, senza però insegnare
realmente una professione ai giovani e i contratti a tempo indeterminato
scarseggiano – non solo – La legge della riforma del lavoro ha fornito
incentivi alle imprese per assumere lavoratori ma ha reso più facile
licenziarli” sottolinea il Financial Times.
PENALIZZAZIONE
– Tito Boeri, economista e professore della Bocconi ha dichiarato: “Il
sistema penalizza i giovani e la nuova riforma del lavoro non ha fatto granché
per proteggerli”. Secondo Boeri, uno dei principali problemi delle leggi sul
lavoro è che i nuovi assunti hanno gli stessi diritti di chi lavorato in
azienda per anni e questo distoglie le imprese dalle assunzioni: i giovani sono
catapultati da un lavoretto part-time dall’altro. Boeri ha suggerito un
contratto unico per i neo-assunti a prescindere dall’età mentre Piga consiglia
un programma nazionale di lavoro per i giovani, dal costo di 16 miliardi
l’anno: si assumerebbe 1 milione di giovani, con contratto biennale, con un
compenso mensile di 1.000 euro al mese. Boeri è contrario a un piano che
prevede aiuti dalla spesa pubblica ma tutti sono d’accordo sul fatto che Monti
non deve e non può ignorare il problema.
Fonte:
giornalettismo.com

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