mercoledì 18 luglio 2012

la sinistra di "Tafazzi"


Ancora una volta la sinistra ha dimostrato di avere capacità infinite per farsi male. All'assemblea nazionale del PD a Roma, si sono quasi azzuffati sulla questione dei cosiddetti matrimoni gay. C'è poco da fare, finché ci saranno nel partito personaggi ancora troppo legati a visioni storiche dei DS e della Margherita, visioni che dovrebbero essere terminate con la confluenza nel PD, ma non lo sono, questo partito continuerà a vivere dei momenti turbolenti. Dovrebbero fare tutti un passo indietro e guardare a Rosy Bindi come riferimento. Non mi riferisco alla sua azione politica passata e presente, non di quella voglio ora parlare, ma della sua visione laica della politica, quella visione, che condivido appieno, che le fa distinguere la sua fede cristiana cattolica dall'agire politico per il bene del paese. La Bindi è stata l'unica cattolica che si è battuta per arrivare ad un compromesso soddisfacente per risolvere questa questione. Questione che, diciamolo subito, potrebbe essere risolta con soddisfazione di tutti, e con l'aumento del grado di civiltà di questo nostro paese, solo che si volesse prendere in esame la lingua italiana, nonché la storia del costume.
Da sempre il "matrimonio" è stato definito nei testi e nella vita comune come una "unione tra un uomo ed una donna finalizzato alla procreazione". Vogliamo precisare meglio? Possiamo dire che si tratta di una "unione civile" che poiché è fatta da un uomo ed una donna che vogliono far figli viene chiamata "matrimonio", come ci ricorda la tradizione. La parola "coniuge" deriva dal fatto che viene sancita una "unione civile" tra due persone che si mettono insieme, si coniugano. Tutte queste persone hanno diritto di essere trattate come "famiglia" nelle leggi dello Stato, indipendentemente se esse siano omosessuali o eterosessuali, con tutte le tutele riguardanti la salute, i diritti di cittadinanza, i diritti economici e quant'altro. Quelle eterosessuali rappresentano un problema in più per lo Stato, perché in esse nascono individui che rappresentano il futuro della nazione e che vanno quindi tutelati con leggi apposite. Ma se tutto è così chiaro, dov'è il problema? Il problema nasce solo dal fatto che si pretende che le unioni tra omosessuali vengano chiamate anch'esse "matrimonio", cosa che non è possibile perché da secoli questo termine vuol dire un'altra cosa, potremmo dire che è un aggettivo della "unione civile" solo in casi particolari. Forse il problema vero sta nel fatto che la parola "matrimonio" è sempre stata collegata, nell'immaginario collettivo, ad una "festa di matrimonio" fatta di riti in chiesa e di riti a tavola, di esibizioni più o meno sfarzose, di tradizioni secolari. Molta colpa è da attribuire alla Chiesa cattolica. Se i parroci avessero fatto il loro dovere di confermare davanti a Dio solo le coppie che davano dimostrazione vera di voler confermare la loro "unione civile" con un giuramento nel tempio della loro fede, allontanando dalla cerimonia tutti gli altri, forse non avremmo più di questi problemi.

fonte: www.pdabbiategrasso.it 

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