Il governo
Monti è in crisi nera, una difficoltà che deriva dall’aggravarsi di una
recessione che rischia di far saltare ogni accordo stipulato a livello europeo.
Nonostante l’expertise tecnica, l’eurocrisi sta facendo perdere la bussola
anche a stimati economisti, che si trasformano nei più fedeli replicanti dei
ministri dalle zero idee ma dai molti lanci di agenzia che abbiamo avuto in
questi anni, a partire dal campione premio Sole per l’economia Giulio Tremonti.
E’ difficile
commentare in maniera diversa la proposta odierna di accorpare le festività
italiane, dal venticinque aprile al primo maggio fino al due giugno, per
recuperare alcuni punti decimali di prodotto interno lordo, nella speranza che
questo davvero si verifichi. Questa proposta era già stata lanciata dal governo
Berlusconi, ed era stato subito accantonata per l’evidente inutilità. Non è
casuale che il più vocale sostenitore di questa non misura sia il
sottosegretario Paolillo, il più triste legame con la passata esperienza dei
governi Berlusconi.
Il Pil non
cresce per magia aumentando la quantità delle ore lavorate, come nessun
contadino lavorerebbe più di un trattore se stesse più tempo al campo con
l’aratro. Sarebbe invece necessario un incremento della produttività, ovvero la
qualità delle ore lavorate. Per far sì che questo avvenga ci vuole innovazione,
che dipende dalle imprese, e anche dalle politiche messe in campo dal governo
per favorire la formazione del capitale umano, nuove scoperte scientifiche, la
concorrenza nei mercati e così via. L’accorpamento delle festività assomiglia
molto più ad una vacanza della ragione della quale l’Italia non ha davvero
bisogno.
Fonte: giornalettismo.com

Nessun commento:
Posta un commento