martedì 24 luglio 2012

IL CAPITALISMO E' MORTO


Spread alle stelle, borse che crollano. Cosa succede?
Sta crollando questo capitalismo basato integralmente sulla finanza e non sull'industria, sull'artigianato, sulla manifattura, sui fondamentali. Sta arrivando alla sua ultima fermata, i nodi vengono al pettine e non si può che assistere all'agonia di un mostro impazzito che è sfuggito al controllo del suo creatore, e nessuno dei grandi medici, accorsi al suo capezzale, riesce a curare. Stiamo assistendo a un'agonia della quale non siamo responsabili, almeno in parte, e su cui non possiamo fare nulla, a meno che non capiamo che dobbiamo cambiare vita, che il modo per sfuggire il più possibile a questa crisi e soprattutto per non creare le premesse per la prossima crisi, è vivere in maniera più sobria, vivere di poco, disertare la borsa e qualunque investimento finanziario, utilizzare il proprio denaro (poco o tanto che sia) per fare cose che abbiano un senso chiaro, magari autoproducendo una parte del nostro cibo, forse creando valore per la produzione di energia che ci serve realmente e concretamente per scaldarci. Pensiamo a installare un pannello solare invece di comprare le azioni di chi li produce. 

Intanto la disoccupazione giovanile è esplosa e solo 2 assunzioni su 10 sono a tempo indeterminato. Non c'è via d'uscita per i giovani...
I giovani sono stati in difficoltà forte anche quando avevano 18 anni nel 1946 e avevano magari un genitore morto in guerra e due zii che erano stati fatti sparire dai nazisti perché erano dei partigiani, e magari crescevano in una zona bombardata dagli inglesi via mare in cui non c'era neanche il ponte per andare al di là del Bisagno, piuttosto che non c'era il cibo etc. Quindi è chiaro che dopo un po' si sono verificate delle opportunità perché era l'Italia della ricostruzione. Certo il dolore nel cuore di quei ragazzi dopo la guerra, la mancanza di strumenti, di studi (perché non potevano andare avanti negli studi), direi che è quantomeno paragonabile alla difficoltà attuale. Ma poi i ragazzi sono usciti, hanno fatto quello che ritenevano giusto fare, la possibilità se la sono costruita. I nostri giovani devono fare un po' la stessa cosa. Sono abbastanza critico rispetto a chi guarda i giovani con paternalismo, pensando siano l'unica generazione di sfigati in una storia dell'umanità in cui i giovani hanno sempre avuto tutte le opportunità. Non è vero, non è mai stato così, ogni epoca ha lanciato le sue sfide, i giovani hanno le carte giuste per per affrontarle perché hanno l'entusiasmo giovanile, la voglia di fare, non vedono le difficoltà anche in maniera un po' idealistica, possono sbagliare, ma certamente tentano. Direi che quelli che sono messi peggio sono i quarantacinquenni, i cinquantacinquenni che magari hanno perso un po' l'abbrivio, che forse il meglio di loro l'hanno già dato e che devono fronteggiare una situazione molto difficile. 
Detto questo, è chiaro che in questo momento due assunzioni su 10 sono a tempo indeterminato e le altre no, perché il sistema ha mentito, non può essere drenata tutta la forza lavoro così come era stato promesso. Solo due su 10 possono entrare in questo sistema di garanzie, 8 su 10 no e quindi questa è la manifestazione della "sola", della bufala, ancora di più se poi si continua a fare una serie di errori. Questo è un Paese che ha delle vocazioni ben chiare. Basterebbe ripulirlo da tutta l'immondizia che c'è in giro sulle coste, sulle spiagge, nelle montagne, dovunque c'è un patrimonio turistico, naturalistico, architettonico, paesaggistico e artistico che ha grande valore per noi, ma che noi teniamo malissimo. Basterebbe ripulire l'Italia proprio togliendo le carte per terra che già lavorerebbero migliaia di persone, bonificando i siti ex industriali, restaurando, recuperando i bordi che stanno crollando, quelli di pietra, di 2 o 3 secoli fa che sono una delle altre caratteristiche precipue del nostro Paese che nessun altro paese ha così abbondanti e che noi sprechiamo, per esempio fare queste cose nell'ambito quindi di un'attività turistica che a quel punto potrebbe essere valorizzata e diventare una specie di cassaforte per il nostro Paese. Va da sé che la scelta va impostata adesso per dare i suoi frutti tra un po', quindi come al solito oltre a fare le scelte sbagliate le facciamo anche tardi! 


Fonte: cadoinpiedi.it – intervista a Simone Perotti

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