Berlusconi sta svendendo il Milan, già creatura
diletta e paradigma dei suoi successi (”Farò dell’Italia quello che ho fatto
del Milan”, disse e non sapeva di dire una verità) lasciandolo andare alla
deriva per rientrare coi debiti.
E’ il segno sicuro che il suo impero pubblicitario è alla canna del gas. Questa
è la vera, sola ragione per la quale sta seriamente pensando di
ri-ri-ri-ri-ricandidarsi come premier, alla guida di un partito di paglia che
senza di lui è come la casetta del porcellino scemo, destinata a volare via in
primavera nelle mani di schiappe come i Cicchitto, i LaRussa, i Gasparri, i
Verdini, le Santanchè e quel patetico burattino d Alfano.
Si ripete la situazione del 1993 quando organizzò in fetta e furia, con i creditori alle porte per migliaia di miliardi, un partito costruito con le amicizie, chiamiamole così, formate dall’antennista Galliani soprattutto in Sicilia comperando ripetitori, con l’agenda dei clienti di Publitalia creata da Dell’Utri e con l’autopropaganda attraverso i propri media.
Il principale movente di tutte le azioni, le reazioni e le operazioni berlusconiane è sempre il patrimonio personale, i suoi danèe, perché la sua forza è nel soldi, che deve proteggere dalla concorrenza, dai tribunali e dalla inesorabile dispersione prodotta dai divorzi e dai troppi eredi, non tutti proprio campioni da prima squadra. Quando la cassa vacilla, Silvio s’arzilla. Soltanto stando al governo o almeno in Parlamento essendo il leader di un’opposizione robusta e condizionante per leggi e voti, lo può fare.
Si ripete la situazione del 1993 quando organizzò in fetta e furia, con i creditori alle porte per migliaia di miliardi, un partito costruito con le amicizie, chiamiamole così, formate dall’antennista Galliani soprattutto in Sicilia comperando ripetitori, con l’agenda dei clienti di Publitalia creata da Dell’Utri e con l’autopropaganda attraverso i propri media.
Il principale movente di tutte le azioni, le reazioni e le operazioni berlusconiane è sempre il patrimonio personale, i suoi danèe, perché la sua forza è nel soldi, che deve proteggere dalla concorrenza, dai tribunali e dalla inesorabile dispersione prodotta dai divorzi e dai troppi eredi, non tutti proprio campioni da prima squadra. Quando la cassa vacilla, Silvio s’arzilla. Soltanto stando al governo o almeno in Parlamento essendo il leader di un’opposizione robusta e condizionante per leggi e voti, lo può fare.
Fonte: repubblica.it – Vittorio Zucconi
Silvio Berlusconi si ricandiderà premier alle elezioni politiche 2013: è la bomba
con cui apre, questa mattina, 11 luglio 2012, il Corriere della
Sera.
Secondo quanto racconta il quotidiano di Via Solferino, il Cav. avrebbe
passato le ultime settimane – forse sarebbe più corretto dire: gli ultimi
vent'anni – a «studiare i sondaggi, ad analizzare gli scenari per il voto nel
2013». E secondo questi numeri, queste percentuali che hanno contribuito a
governare l'Italia sondaggiocratica nell'ultimo ventennio, non ci sarebbero
dubbi: senza Silvio, il Popolo
delle Libertà sarebbe condannato al 10% dei voti, forse meno.
Lanciare il delfino Angelino Alfano verso
il suo destino già scritto non cambierebbe di molto le cose: un 18%
scarso.
E invece, sempre secondo questi sondaggi, lui, Silvio Berlusconi – magari con una rinnovata squadra di «giovani dirigenti» (da scegliersi tramite casting?) fra cui lo stesso Alfano – potrebbe anche risollevare in maniera del tutto imprevista e imprevedibile le sorti del Pdl (che pure, in questi mesi di governo Monti, sembrerebbe essersi progressivamente dissolto), portandolo addirittura al 30%.
E invece, sempre secondo questi sondaggi, lui, Silvio Berlusconi – magari con una rinnovata squadra di «giovani dirigenti» (da scegliersi tramite casting?) fra cui lo stesso Alfano – potrebbe anche risollevare in maniera del tutto imprevista e imprevedibile le sorti del Pdl (che pure, in questi mesi di governo Monti, sembrerebbe essersi progressivamente dissolto), portandolo addirittura al 30%.
Naturalmente, non ci è affatto dato sapere se lo scenario descritto
risponda al vero: i sondaggi, si sa, sono impalpabili. Ma mentre Mario
Monti esclude l'ipotesi di proseguire la sua avventura politica – anche
se, evidentemente, la possibilità di candidarsi in qualche modo lo
tenta (e, secondo Repubblica, sarebbe addirittura fortemente caldeggiata
da Bruxelles) – ecco che Silvio li cavalca e ci riprova.
Niente vacanze, un nome nuovo per il partito e poi via alla nuova, sfrenata
campagna elettorale, a partire da settembre. Il tempo sembra non essere passato
affatto.
Fonte: blogo.it
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