A Napoli la “munnezza” è un
incubo, a Roma la “monnezza” è un problema. A Berlino è una risorsa che
può fare dell’industria legata al riciclaggio e allo smaltimento dei rifiuti un
settore che sta per superare quello dell’auto. E sì che in Germania, fra Volkswagen,
Opel, Bmw, Audi e Porsche qualche macchina la producono. Secondo la Berliner Zeitung
nel 2020 sarà più importante l’Abfallwirtschaft, l’industria della
spazzatura, di quella dell’auto.
Per ora non danno tantissima occupazione:
il settore contava 147.000 addetti nel 2007, aumentati solo fino a 155.000
adesso.
Ma le 5.400 imprese, che
nel 2011 hanno raggiunto un fatturato di 40 miliardi di euro, stanno per
scoppiare per la mole di lavoro. Quindi il settore non solo si espanderà ma
assumerà anche sempre più manodopera. Meglio se specializzata.
Non è più un “lavoro sporco che qualcuno
dovrà pur fare”. Le mani nei
bidoni i Müllmann, gli “spazzini” tedeschi, non ce le mettono più.
Ci pensano sistemi automatizzati a svuotare i cassonetti. E’ sempre più importante
invece il ruolo dei Müllmann come vigilantes della corretta raccolta
differenziata. Controllano che i cittadini rispettino le regole, non sbaglino
bidone, materiale, addirittura abbinamento cromatico: in Germania le bottiglie
di vetro vengono differenziate in base al colore. Chi sbaglia si becca
un’ammonizione. I recidivi una multa.
E poi buttala via una busta paga da 2.500 euro lordi al mese. A tanto
ammonta lo stipendio di un “operatore ecologico” tedesco. Pulire le strade alle
6 del mattino, con temperature che raggiungono d’inverno i -20 gradi sarà anche
un lavoro duro. Eppure è lunga la lista d’attesa. Anche perché i rifiuti non
finiscono mai, e ci dovrà essere sempre qualcuno ad occuparsene. Solo nel 2011
Berlino ha prodotto 860 mila tonnellate di “monnezzen”.
Non è solo questione di “spazzini”. Con le
sempre più severe norme sulle discariche, e la sempre maggiore incidenza e
complessità del riciclaggio, alle imprese dei rifiuti servono tante figure
specializzate. Negli anni 60 bastava un geologo che individuasse i terreni più
adatti a una discarica. Ora servono
18 tipi di qualifiche diverse, che richiedono un know-how che va dalla
chimica all’elettronica, dalla meccanica all’ecologia. Una carica di chimici,
fisici, ingegneri, periti elettronici e meccanici ha riempito le caselle vuote
nelle aziende dei rifiuti.
Una strada tracciata che potrebbe essere
seguita anche in Italia, dove si potrebbe trasformare il rifiuto in
un’opportunità per il rilancio dell’economia. A patto di strapparlo prima dalle
mani della criminalità. Per fare di uno “sporco business” un’industria.
Fonte: blitzquotidiano.it

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