Si dice che questo sia
il calciomercato della crisi, con pochi acquisti e molte cessioni, dolorose ed
importanti, di campioni nostrani e non verso la Premier inglese o la League 1. Lo spread
insomma, continua a mietere vittime e questa volta anche in un settore che ci
vede da sempre protagonisti: il
pallone.
Ma i parallelismi tra
politica e calcio purtroppo non finiscono qui. Attualmente è in corso infatti
l'ennesima farsa processuale della giustizia sportiva nei confronti di società
e tesserati colpevoli a vario titolo nello scandalo calcioscommesse; solo
l'ultimo delle patologie del nostro campionato.
La giustizia sportiva, su cui ormai
sempre più ci si interroga che senso abbia, sta in questi giorni decidendo in
merito ai patteggiamenti di alcuni imputati, in primis quello
di Antonio Conte,
allenatore della Juventus, e sui possibili rinvii a giudizio.
Ora, il patteggiamento è, per i non
addetti, un istituto di diritto processuale penale che permette al PM e
all'imputato in determinati casi di richiede al giudice l'applicazione della
pena stabilita diminuita di un terzo. Un modo veloce ed indolore per ottenere
giustizia da un lato, ed una pena non troppo severa dall'altro.
Mutatis mutandis, Conte e Palazzi stanno applicando questo
principio di diritto e, almeno per il momento, il giudice pare contrario alla
richiesta di tre mesi ed una sanzione pecuniaria nei confronti del mister
leccese.
Conte probabilmente non
sarà l'unico imputato a patteggiare e, confesso, ritengo sia in molti casi la
cosa migliore dal punto di vista processuale, sicuramente la più pragmatica.
C'è però un punto che Conte e buona parte dei tifosi bianconeri sembrano aver
dimenticato, e cioè l'ammissione della
colpa. Il patteggiamento comporta che l'imputato sia reo confesso e che
quindi non possa più proclamarsi, nuovamente, innocente. Eppure, proprio le
continue dichiarazioni di questi signori che annunciano la loro estraneità dai
fatti da un lato, e dall'altro patteggiano per evitare di sottoporsi al
processo vero e proprio, stridono e ci ricordano i vari casi di prescrizione in
ambito politico.
Apprezzo il difensore
del Bologna Daniele Portanova che
ha dichiarato che non patteggerà mai perchè innocente e che quindi combatterà in aula per evitare
qualsiasi condanna. Se qualcuno è veramente innocente, se qualcuno crede che
tutto questo sia un dannato torto o un equivoco, ha l'obbligo morale di lottare
con ogni mezzo per non vedere infangata la propria persona. Un pò come chi si
proclama innocente, ma non rinuncia ad una prescrizione favorevole solo per
mero utilitarismo personale. Non voglio fare il Travaglio di turno (e non
potrei dato che anche lui ha avuto lo stesso comportamento qui da me
contestato) ma credo che questa ulteriore farsa, invece di fare finalmente un
pò di pulizia nel mondo del calcio, causerà solamente nuove polemiche, nuovi
attriti e nuove possibilità in futuro per società e tesserati coinvolti di
lamentarsi delle decisioni sportive, prese magari di comune accordo.
Insomma, come nella
politica, anche nel calcio la giustizia non
riesce a fare chiarezza ed ordine ma pare ingarbugliare pesantemente le
cose. Il patteggiamento è diventata solo una scappatoia come un'altra per non
sottoporsi alle proprie responsabilità, e se ci aggiungiamo che alle decisioni
sportive, si sommeranno probabilmente quelle dei tribunali penali ed
amministrativi, è facile immaginare che le polemiche e le dichiarazioni non
finiranno nei prossimi giorni. Eppure, sono sicuro, che molti dei soggetti
coinvolti a settembre saranno regolarmente li in campo per farci emozionare con
la maglietta della nostra squadra del cuore. E non cambierà niente, come in
politica...
Fonte: linkiesta.it

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