Pagare le
tasse è un dovere, ha recentemente dichiarato il premier Monti. Sacrosanta e
inconfutabile verità. Ma è altrettanto vero che evadere le tasse è un ‘delitto
sociale ed economico’ e come tale le istituzioni hanno il dovere di perseguire.
E’ altrettanto vero che siamo un paese di ‘corrotti’ e che è un dovere delle
istituzioni approvare una legge sulla quale molti storcono ancora il naso. Così
come è vero che le Istituzioni non possono fare il gioco delle tre carte:
proporre, un giorno, la riduzione del costo della politica e dimenticarsene il
giorno dopo. Lanciare la campagna per la riduzione del finanziamento ai partiti
e poi tergiversare.
Se lo spettacolo al quale, nostro
malgrado, assistiamo è questo non possiamo meravigliarci dei risultati. Mi riferisco
alla forte avanzata dei grillini, di quelle stesse persone che erano state,
incautamente, accusate di antipolitica. Parola nuova per non chiamarli
qualunquisti. Cambiano i termini ma non la sostanza. E la storia ci ripropone,
in modo ineludibile, i suoi ‘corsi e ricorsi’: un tempo si sarebbero chiamati
‘qualunquisti’ oggi rivolgendosi a loro si parla di ‘antipolitica’.
Come non condividere le parole di Gloria
Giannini: “Il qualunquismo esiste semplicemente dove c’è
gente che vuole vivere in pace e lavorare. Qualunquismo è la gente che vuole
parlare, ma non trova nessuno che ascolta, a cominciare da politici che, fatta
salva la campagna elettorale, vivono una realtà ben diversa da quella dei loro
elettori”.
Ieri come oggi. La storia si ripete.
Qualunquismo e antipolitica: la protesta nasce da quell’opprimente torchio
fatto di tasse, di tracotanza politica, di isolamento, sempre più evidente
della classe politica rispetto agli elettori , al quale assistiamo. “Qualunquista - scriveva nel 1985 Giorgio
Bocca- è una
parola che i signori della partitocrazia dovrebbero accuratamente evitare.
Perché oggi mi pare stia per uno che stenta a capire perché mai i ladri debbano
essere eletti e i funzionari di partito debbano occupare tutte le poltrone
statali”.
Bocca pubblicò questo articolo nel
1985. Non lo ha fatto ieri. Eppure sembra la fotografia di oggi. E’ questo che
non funziona. Di questo la gente comune, quella che non riesce ad arrivare alla
terza settimana, che non trova un posto di lavoro o che è costretta ad
accettarne uno in nero, si lamenta. E’ un mugugno silenzioso che finora ha
trovato sbocco e voce nel ‘movimento cinque stelle’.
Oggi assistiamo ad una evidente crisi
nel rapporto partiti/istituzioni-cittadini. Manifestazioni di ’qualunquismo’ e
di ’antipolitica’, come direbbero molti, ma di semplice e democratica
’protesta’ come dico io, sono un sintomo di questa crisi. E queste possono
estendersi se il regime democratico non trarrà nuova vitalità da un rinnovamento
reale di classi dirigenti e istituzioni. Facce nuove, non necessariamente
giovani ma, sicuramente, pulite. Persone che possono dire io non ho partecipato
alla spartizione, io non ho fatto parte del gioco. Se i partiti vogliono
rifarsi una verginità, questa passa, necessariamente, attraverso l’azzeramento
dell’attuale classe dirigente.
Fonte: girodivite.it

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