Il terremoto che ha colpito l'Emilia-Romagna, purtroppo, non si è esaurito in una sola notte,
ma ha continuato per giorni a spaventare gli abitanti di quelle zone. Questa
prospettiva lascia una grave incertezza nell'esistenza
di ognuno che non può essere ignorata. Un abitante delle zone colpite dal sisma
ha usato una frase significativa, "siamo
fatti di carta", che obbliga a una
riflessione rigorosa sul tema della fragilità come condizione di ogni esistenza.
Non bisogna abbandonare le popolazioni terremotate al vuoto dell'incertezza, nell'illusione che quanto avviene sul pianeta non dipenda generalmente dall'agire umano; tutti quanti, laici e cattolici, sono chiamati, con urgenza a una risposta.
Questa non può risolversi solo nella cura
psicologica, nelle dichiarazioni ad effetto o nell'aiuto materiale della
solidarietà. Quella di fronte alla quale ci si trova è, soprattutto, una grande questione culturale: il momento della ricostruzione, con la sua
precarietà, pretende il progetto di un futuro, una sfida che ha a che fare con
le grandi domande esistenziali.Non bisogna abbandonare le popolazioni terremotate al vuoto dell'incertezza, nell'illusione che quanto avviene sul pianeta non dipenda generalmente dall'agire umano; tutti quanti, laici e cattolici, sono chiamati, con urgenza a una risposta.
Tutto questo in un periodo in cui la crisi economica finanziaria, a sua volta, nutre l'incertezza e si trasforma in senso di rassegnazione e sfiducia, compromettendo l'orizzonte dei progetti sociali, culturali, politici di ognuno. Non si può inseguire il mito della sicurezza totale dei nostri progetti, serve, piuttosto, una rivoluzione copernicana nelle risposte che, per essere davvero convincenti dovranno porre nuove basi per pensare il mondo. Soprattutto, le esigenze della natura e dell'ambiente non dovranno più essere viste come sconvenienti perché intralciano lo sviluppo.
Non è un agevole mutamento di mentalità e comporta sintesi sempre provvisorie: cambiare la visione del mondo, riscoprire il legame profondo con la terra, significa assumere il rischio come parte inevitabile per le azioni umane per arrivare, come le popolazioni emiliane oggi, con la loro dignità e la loro fretta di uscire dalla sofferenza, a sperare contro ogni speranza.
Don Virginio Colmegna

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