Le vie dell’utile idiotismo sono infinite, però hanno tutte la stessa
caratteristica: sembrano intelligenti. Il motivo è semplice: il cretino che le
imbocca è salutato come un genio dal leviatano che l’inghiottirà e dalle
gazzette al seguito.
Così dopo decenni di vita politica anche Pier Ferdinando, come ogni ex
democristiano normalizzato, ha deciso di finire in bellezza da post-comunista.
I meno fessi l’avevano capito subito, prima ancora che lui osasse
confessarlo a se stesso, quando aveva intrapreso la Lunga Marcia
facendosi paladino di un centrodestra deberlusconizzato; poi è passato alla
grande idea del terzo polo, che stava a Casini come il Partito Popolare stava
allo scomparso Martinazzoli e come l’Italia di Mezzo stava allo scomparso Marco
Follini; adesso pensa ad «una nuova offerta politica alle prossime elezioni».
Tutti e tre i passi sono stati presentati come la cosa più naturale e
conseguente del mondo, anche se insieme disegnano un’inversione a U: è la via
democristiana al delitto. Pier Ferdinando adesso dice di aver «sempre ritenuto che la prospettiva sia un patto tra progressisti e
moderati per affrontare l’emergenza attuale. Oggi questo patto è rappresentato
dal governo tecnico, ma la strada è quella di un governo politico». S’intende che a rappresentare
i moderati nel «patto» sarebbero lui e il suo club di centristi immaginari. E
s’intende pure che tutta l’allegra brigata dei suoi nuovi compagni glielo
lascerà credere.
fonte: giornalettismo.it

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