sabato 23 giugno 2012

Di Pietro verso Grillo. Ma anche Vendola avverte Bersani


Nell'area del centrosinistra sono in corso grandi manovre di posizionamento per il prossimo voto politico, che dovrebbe tenersi nel 2013 ma che potrebbe anche essere anticipato al prossimo ottobre. Lo schema di Vasto appare ormai in via di superamento e, alla prima mossa fatta da Bersani con l'annuncio delle primarie aperte, si preparano a rispondere Antonio Di Pietro e Nichi Vendola, ambedue oggi un po' più lontani dal PD.
Con il passare dei giorni, l'apparentemente incomprensibile rissa tra Di Pietro e Bersani, seguita all' apertura alle primarie di quest'ultimo, inizia ad acquisire un senso ed i contorni di una scelta precisa.
Era sembrato inizialmente strano che, proprio nel momento in cui il segretario del PD apriva il tanto invocato "cantiere" del centrosinistra, seppur rimbrottando il potenziale alleato, quest'ultimo buttasse tutto all'aria con risposte ancor più dure, ulteriormente aggravate dallo scontro del giorno dopo nel corso dell'incontro organizzato dalla FIOM.

Strano soprattutto perché, non più di tre mesi prima, Di Pietro, al telefono con il "finto Vendola" di RDS, sollecitava il segretario di SEL a dare, insieme, una mano a Bersani, per evitare che il PD si sfasciasse e gli sfuggisse di mano. Ed in effetti, per molti mesi, sia Di Pietro che Vendola avevano evitato accuratamente di approfondire il solco tra loro e il PD, il primo accantonando le accuse di "inciucio" ed il secondo accantonando le pretese di "primarie".
Ma è dopo il terremoto delle elezioni amministrative che lo scenario cambia e Di Pietro si fa due conti in tasca.
Visto il boom di Grillo, e la sua prospettiva di raggiungere addirittura il PD in termini di consenso elettorale, perché continuare a puntare sul vecchio tavolo, quando quello nuovo presenta migliori prospettive? Se il Movimento 5 Stelle, da forza di rottura, acquisisce un consenso che lo fa diventare potenziale forza di governo, e se, come si è dimostrato, il Movimento 5 Stelle pesca molti voti dall'Italia dei Valori, se Grillo è un nemico che oggi non si può battere, allora perché non allearsi con lui?
Ecco allora che Di Pietro cambia toni e contenuti. Inizia a sparare ad alzo zero sul governo, sul PD e addirittura sul Quirinale. Prima le frasi sulle colpe di Monti per i suicidi degli imprenditori in crisi economica, poi il ritorno delle accuse di "inciucio" al PD per le nomine sulle Authority, poi replicate anche per le nomine sulla Rai, infine l'affondo nei confronti di Napolitano sulla trattativa Stato-mafia.
Una chiara strategia a rompere, più che a ricomporre, la foto di Vasto. E parallelamente un riavvicinamento a Grillo, prima appoggiato nei Vaffa-Day quando era abbastanza grande da costituire un'opportunità ma troppo piccolo per costituire una minaccia, poi accusato fino a qualche mese fa di "voler solo sfasciare tutto" ed infine, dopo il successo elettorale, nuovamente corteggiato come se fosse "Claudia Schiffer".
Insomma, a quanto pare, le trattative tra Grillo e Di Pietro sarebbero in corso. Il primo avrebbe dichiarato che "alla fine toccherà caricarci anche Di Pietro", valutato positivamente il contributo che gli esperti dipietristi possono fornire agli inesperti grillini nelle aule parlamentari ed infine rassicurato direttamente Di Pietro sull'esclusione di una sua candidatura diretta alla premiership.
In effetti, se Beppe Grillo ha difficoltà ad ottenere disponibilità di assessori qualificati per la piccola esperienza di governo di Parma, questa difficoltà potrebbe rivelarsi ancor più grande per individuare un candidato premier di alto profilo ma, allo stesso tempo, non tale da poter essere completamente autonomo dal detentore del marchio cinque stelle. Allora Di Pietro potrebbe tornare utile.
Trattative aperte, ma tuttavia non ancora chiuse. E a Di Pietro tocca mantenere una porta aperta a Bersani, soprattutto finché non si conosce la legge elettorale con cui si voterà. Così può spiegarsi la dichiarazione di ieri, in cui il leader IdV riconferma l'invito a Vasto al leader PD, una sua disponibilità per le primarie di coalizione e, al limite, un suo appoggio al candidato premier Bersani anche senza primarie.
Di fatto, già da ora, la potenziale alleanza con Grillo aumenta la forza contrattuale dell'IdV con il PD ed il "costo" di un'eventuale alleanza di quest'ultimo con il primo. Oggi Di Pietro, grazie all'apertura di Grillo, non è più condannato a rimanere solo se la coalizione con PD e SEL non si concretizzasse e l'esistenza di un'alternativa per lui praticabile gli consente di poter chiedere di più al tavolo delle trattative con i democratici.
Nel frattempo, i movimenti di Di Pietro costringono anche Vendola ad un riposizionamento. I due sono stati vicini fino al giorno prima dell'apertura di Bersani, uniti nel pressing alla "sagoma di cartone" di quest'ultimo, con più forza dal varo della proposta di riforma elettorale con UDC e PDL, fino a cingerla d'assedio negli studi de La 7.
Ma le loro strade hanno iniziato a separarsi il giorno dopo, quando Bersani ha annunciato le primarie aperte, mossa apprezzata da Vendola e che invece ha dato avvio alle durissime polemiche di Di Pietro.
Già dopo le amministrative, peraltro, Vendola aveva evidenziato la necessità di allargare la foto di Vasto alla società civile e lanciato gli Stati generali del centrosinistra, aperti a quest'ultima. Gli incontri e le trattative con la potenziale lista dei sindaci di De Magistris, Emiliano e Pisapia non si erano mai fermati, ed il cerchio era stato ulteriormente allargato con apprezzamenti anche nei confronti del "soggetto politico nuovo" ALBA dei professori Ginsborg e Rodotà.
Il tentativo è evidentemente quello di coagulare al fianco di SEL una vasta area a sinistra del PD, un po' come quest'ultimo tenta di fare con il partito-Repubblica. In questo solco può collocarsi anche la conferenza stampa di Vendola e dello stesso Rodotà tenutasi oggi a Montecitorio sul tema dell'acqua bene comune, con la regione Puglia che, dati alla mano, dimostra il drastico taglio delle bollette del servizio idrico e l'aumento degli investimenti, proprio mentre a Roma impazza la polemica sulla privatizzazione di Acea voluta da Alemanno.
A margine dell'incontro con i giornalisti, il riposizionamento di SEL è confermato dalle parole del suo leader: "Non è scontata l'alleanza tra SEL e il PD. Per decidere se partecipare alle primarie, prima bisogna vedere il programma".
Dichiarazioni che riecheggiano quelle di Di Pietro di due settimane fa e che vogliono mandare un chiaro messaggio a Bersani. Se prima del voto delle amministrative, l'alleanza con il PD era l'unico sbocco possibile per SEL e IdV, ora non è più così. Ora il PD, se la vuole, quella alleanza deve sapersela guadagnare, con l'avvio immediato del nuovo cantiere politico ed un deciso cambio di rotta nella politica nazionale di appoggio al governo Monti.

fonte: linkontro.info

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