Sei in regola con gli esami e la tua
famiglia dichiara meno di 40mila euro l’anno? Allora sei relativamente al
sicuro: tra il 2013 e il 2016 pagherai le stesse tasse universitarie di oggi,
con ritocchi fisiologici che dipenderanno dall’inflazione. In tutti gli altri
casi, invece, le tasse aumenteranno. Che tu sia in regola o no. Aumenteranno
fino a raddoppiare se sei uno studente “pigro e figlio di papà”, ovvero con un
reddito dichiarato sopra i 150 mila euro l’anno. Aumenteranno del 50% con un
reddito compreso tra i 90 e i 150 mila euro. E aumenteranno “solo” del 25% con
un reddito inferiore se sei fuori corso.
Le tasse
universitarie, insomma, sembrano destinate a
crescere anche per gli studenti in regola con gli esami.
Lo prevede la bozza
più recente del testo della spending review, quella che sarà votata nella
giornata di martedì 31 luglio al Senato.
In ogni caso gli aumenti non saranno per
tutti. Al sicuro, infatti, resteranno gli studenti in regola i cui redditi
familiari sono bassi, al di sotto dei 40 mila euro lordi. Per loro, secondo il
testo, eventuali ritocchi non potranno in nessun caso superare il tasso di
inflazione. A rischio sono invece in qualche modo tutti gli altri studenti,
soprattutto i fuori corso dai redditi alti, oltre i 15o mila euro.
Per questi ultimi, come già anticipato
nei giorni scorsi, rimane concreto il rischio del raddoppio delle tasse. Provvedimento
che, nelle intenzioni del Governo, vorrebbe scoraggiare la permanenza eccessiva
degli studenti negli atenei. Come? Con un rincaro del 25% per studenti
fuori corso con Isee fino a 90 mila euro lordi l’anno, del 50% con Isee fino a
150 mila, e del 100%, il raddoppio, con Isee oltre i 150 mila.
L’ultima modifica, però, riguarda gli
studenti a regola. Con reddito sopra i 40 mila non si è comunque al riparo
dall’aumento delle tasse. Aumento la cui entità varierà a seconda dell’ateneo:
saranno, insomma, le università a stabilirlo.
Ma quanti sono gli studenti a rischio di
forti aumenti delle tasse? Secondo il Sole 24 Ore non pochi, circa uno su tre.
Scrive Gianni Trovati:
“A tremare per le super-tasse, in base agli ultimi dati ministeriali sugli
iscritti agli atenei italiani, sono il 33% degli studenti, un dato molto alto
che rappresenta uno dei “difetti di sistema” più evidenti dell’università
italiana, e che la riforma del “3+2″ è riuscita a limare senza però
eliminarlo”.
Se gli aumenti riguardano tante
famiglie, il famigerato raddoppio delle tasse è invece affare per pochi. Spiega
sul Corriere della Sera Lorenzo Salvia:
Il raddoppio delle tasse per chi è in ritardo con gli esami è poco più di
una norma manifesto visto che si applica solo a chi ha un reddito
familiare superiore ai 150 mila euro e, per quanto possa sembrare impossibile,
in Italia i contribuenti al di sopra di questa soglia sono soltanto 30 mila. Ed
è per questo che, alla fine, la possibilità di ritoccare le tasse viene quindi
allargata anche agli studenti in corso.
A determinare la modifica del testo
sulla spending review introducendo la possibilità di ritocchi delle tasse anche
per studenti in regola sarebbero stati i conti fatti dalla Ragioneria generale
dello Stato. Senza tassare gli studenti in regola le risorse non bastano perché
la legge prevede che ogni università non possa incamerare dalle tasse
degli iscritti più del 20% di quello che riceve ogni anno dal ministero
dell’Istruzione con il Ffo, il fondo di finanziamento ordinario. Ma il
Ffo, tra un taglio e l’altro, è in calo regolare da anni e la regola finisce
per essere sistematicamente violata. Con conseguenti condanne per gli Atenei: è
successo a Pavia, sta per succedere ad altee università. Per questo motivo,
sempre secondo la spending review, le tasse dei fuori corso, verranno tirate
fuori dal calcolo generale.
Fonte: blitzquotidiano.it

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