venerdì 27 luglio 2012

Comunione e Liberazione assolve Formigoni


Lo dice così l'avvocato Martino B., 36 anni, da 20 almeno ciellino doc: «Comunione e liberazione, gli affari, la corruzione, Roberto Formigoni: ma di cosa stiamo parlando? Sfoglio i giornali ed è come leggere Isaac Asimov». Un romanzo di fantascienza.
Nei giorni più duri per il governatore lombardo, indagato dalla procura di Milano per il reato di corruzione transazionale, i militanti di Comunione e liberazione (Cl) fanno quadrato intorno al fratello Celeste. E le cene, le feste, lo yatch a disposizone, i Natali trascorsi in esotici resort a spese dell'amico Pierangelo Daccò?

«ATTACCO STRUMENTALE». «Uno va in ferie con chi vuole e come vuole, si veste come ritiene opportuno. Azeglio Ciampi non andava forse in vacanza sulla barca dell'imprenditore Merloni?», risponde Martino, «se qualcuno è venuto meno ai doveri del proprio ruolo pubblico lo accerteranno i magistrati. E se l'amicizia tra Formigoni e Daccò fosse o meno inopportuna lo diranno gli elettori», spiega al telefono in una breve pausa pranzo.
«Ma quello che vedo io al momento è un attacco strumentale e pretestuoso nei confronti di Formigoni. L'unico dato accertato fin qui è che la sanità lombarda funziona bene ed è la migliore d'Italia».
«NESSUN SISTEMA DI POTERE». Nessun sistema di potere costruito intorno a Cl. Nessuna commistione impropria tra fede e affari, religione e politica. «Ma scherziamo? Non hanno mai visto queste persone cosa il nostro movimento fa per le famiglie bisognose, i portatori di disabilità, gli ultimi?», si inalbera l'avvocato. «In 20 anni io ho avuto solo testimonianza di cose belle fatte dal movimento», dice.
Per Martino, che rivendica il suo fervido garantismo - «tutti sono innocenti fino a sentenza passata in giudicato, i processi si fanno in tribunale, Formigoni come Nichi Vendola non hanno alcun dovere di dimettersi» - la confusione creata dai giornali «fa solo comodo a qualcuno».

Simona: «A qualcuno non va giù che Formigoni sia lì»

«A chi dà fastidio che Formigoni stia lì? E i favori dell'uomo d'affari Daccò al governatore?», gli fa eco Simona M., 42 anni, da tempo esponente del movimento fondato da Don Giussani. «Sono affari loro, dei quali certo non devono rispondere a me. Se qualcuno è accusato di un reato c'è il tribunale per accertare la verità. Non mi piacciono i processi mediatici né le strumentalizzazioni», aggiunge.
Simona fa l'impiegata e l'appartenenza a Cl, dice, non l'ha mai favorita. L'accusa secondo la quale Comunione e liberazione è diventato un sistema di potere che garantisce corsie preferenziali per fare carriera, ottenere appalti o scalare i vertici della politica, è per lei solo una costruzione strumentale dei gionali.
«MAI STATA FAVORITA». «In tanti anni non mi ha mai aiutata nessuno: quello che ho me lo sono guadagnata. Non esiste nessun sistema di potere legato al nostro movimento», insiste.
Anzi, «trovo anche allucinante che Antonio Simone (ex assessore alla Sanità della regione Lombardia, 
ndr) sia in carcere: non è pericoloso socialmente, non potrebbe reiterare il presunto reato, insomma non capisco perchè sia ancora detenuto».
Eppure è stata proprio la moglie dell'ex assessore regionale, Carla Vites, ad attaccare il governatore lombardo: «Quella con Daccò era una squallida frequentazione», ha dichiarato la signora storica esponente del movimento, «ognuno ha le amicizie che vuole, non deve rispondere a me. Quello che so, per esperienza diretta, è che la sanità in Lombardia funziona benissimo, è perfetta».

Giovanni: «È il momento di fare autocritica»

Qualche imperfezione in ciò che è emerso fin qui, invece, Giovanni M. la vede. Impiegato, 34 anni, anche lui esponente di lungo corso di Cl, risponde al telefono con tono pacato: «Quello che sta succedendo è motivo di grande preoccupazione e dispiacere», spiega, «perché il movimento è come una famiglia per me e quello che accade a Formigoni lo vivo come se accadesse a un mio fratello».
LEGAME AFFETTIVO. Un legame affettivo che, però, non può rendere ciechi: «Condivido quanto ha scritto Julián Carrón. Se persone appartenenti a Cl si trovano coinvolte in vicende di questo genere, qualche motivo perché ciò accadesse, l'hanno - l'abbiamo - dato».
Dell'inchiesta e dello specifico giudiziario Giovanni preferisce non parlare: «Non conosco le carte».
Ma dell'opportunità di un'autocritica che parta dai comportamenti individuali non ha dubbi: «Cl non ha la pretesa di essere un movimento di santi. Sono padre, ho tre figli e quotidianamente sbaglio. Come potrebbero aver sbagliato alcuni esponenti di vertice della nostra famiglia. Non lo escluderei».
PROBLEMA DI SOSTANZA. Il problema, ragiona, è nella sostanza non nella forma. «Se vuoi fare le vacanze di lusso sei liberissimo di farle, non mi scandalizzo per questo». Ma se un movimento radicato sul territorio diventa strumento di favori ed elargizione di immotivate prebende il discorso cambia.
«So perfettamente che in Lombardia c'è una forte presenza di Cl in molti settori della vita pubblica, culturale come economica. E so che se c'è un posto di lavoro disponibile, per esempio, è possibile che vengano preferite persone che fanno parte del mio bacino di conoscenze».
Il passo dall'amicizia al favoritismo è breve. «Bisogna vigilare, stare attenti, fare autocritica partendo dai propri comportamenti quotidiani. Non so se qualcuno al vertice abbia sbagliato, ma non lo escluderei».

Fonte: lettera43.it

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