giovedì 5 luglio 2012

L' amianto che scotta sui tetti

Un articolo dell'archivio storico del "Corriere della Sera" aiuta ad approfondire il problema sollevato in campagna elettorale e nell'ultimo Consiglio Comunale di Abbiategrasso dalla lista "Finiguerra Sindaco"


Amianto amen. E quanto ha decretato, finalmente, la legge 257 del marzo ' 93. Non si puo' piu' estrarlo, importarlo, esportarlo e commercializzarlo, ne' si possono produrre articoli che lo contengono. Bene, e' finita un' epoca, ma ora il problema e' di liberarsi da quello che abbiamo in eredita' o, almeno, conviverci senza rischi. E qui cominciano i guai, visto che l' indistruttibile materiale era "gettonatissimo" per la sua resistenza, impermeabilita' , inattaccabilita' dal fuoco e dagli acidi. Impiegato, quindi, nelle lastre di coperture degli edifici, nei rivestimenti termici e antincendio, nei freni e nelle frizioni delle automobili, nelle condutture delle acque e delle fogne, negli ondulati per i tetti (l' eternit), nell' isolamento degli impianti termici, nelle coperte da stiro, nelle navi, nei vagoni ferroviari. Le priorita' . Ed e' stata proprio la bonifica di questi ultimi, o meglio, la loro mancata bonifica, ad allertare sul problema l' opinione pubblica.
Ma forse il vero rischio non corre sulle rotaie, ma sulla nostra testa... Lo afferma Gerolamo Chiappino, medico del lavoro, Direttore del Centro Studi sugli effetti delle polveri inalate dell' Universita' di Milano: "Il problema piu' urgente sono le fibre di amianto che provengono dai tetti delle case coperti con cemento amianto. Queste lastre, nel giro di dieci, quindici anni, vanno incontro a un processo di erosione imponente, di cui sono responsabili soprattutto le piogge acide. Piano piano le fibre d' amianto affiorano in superficie, si sfaldano e si liberano nell' aria. Queste coperture sono molto diffuse al Nord, soprattutto in Lombardia (nell' edilizia civile, industriale e agricola), mentre, via via che si scende a Sud, al cemento amianto si sostituisce il cotto". Un' altra fonte. Qualcuno pero' afferma che il principale pericolo amianto venga dal traffico automobilistico, che libera la polvere incriminata dalle guarnizioni delle frizioni e dei freni. O meglio li liberava, visto che la legge che mette al bando l' amianto ne ha vietato l' impiego a questi scopi dalla primavera del ' 94. "A questo proposito credo che sia illuminante una ricerca realizzata dalla nostra Clinica del lavoro su alcune citta' italiane . aggiunge Chiappino . Milano, Casale Monferrato (dov' era l' Eternit; oggi la fabbrica e' chiusa e bonificata) Brescia, Ancona, Bologna, Firenze e Roma. Se la concentrazione in fibre d' amianto per litro d' aria e' risultata 12 a Milano e ben 48 a Casale, tale valore e' sceso a 5 a Brescia, a 3 a Bologna, fino ai minimi di Firenze e di Roma: 1, 8 e 0,2 rispettivamente (i livelli considerati privi di conseguenze per la salute sono poche fibre d' amianto per litro d' aria, n.d.r). Visto che le lastre in cemento amianto sono state utilizzate, come abbiamo detto, soprattutto nel Nord Italia, le concentrazioni di fibre d' amianto nell' aria calano scendendo a Sud in armonia col decrescente impiego di tali coperture, mentre i bassi livelli di questi residui a Roma e a Firenze dimostrano che il traffico urbano contribuisce in misura minima a questo tipo d' inquinamento". La bonifica. Il decreto del 6 settembre ' 94 ne ha stabilito le modalita' di attuazione: le Regioni devono farsi carico del censimento degli stabili "inquinati" da amianto, dando priorita' agli edifici pubblici, ai locali aperti al pubblico e ai blocchi di appartamenti (e' quanto sta accadendo a Roma). Alle USSL va il compito delle analisi dei rivestimenti degli edifici e dei campioni d' aria per rilevare eventuali concentrazioni di fibre d' amianto a rischio. Le spese di bonifica dell' immobile sono, invece, a carico del proprietario dello stabile. Ma chi la fa? La legge specificava che il ministro dell' Ambiente avrebbe creato un albo delle ditte accreditate alla rimozione dell' amianto. "Ma questo albo per ora non c' e' . commenta Francesco Carnevale, responsabile del Servizio prevenzione nei luoghi di lavoro della USSL10 di Firenze . e le ditte che prima coibentavano si sono "riciclate" per i lavori di bonifica. Con prezzi in ascesa e nessuna garanzia". Altro problema scottante: non e' ancora stata trovata una discarica italiana dove seppellire per sempre l' amianto rimosso . c' e' chi propone la vecchia miniera d' amianto di Balangero (Torino) . e il materiale deve andare all' estero. 

Fonte: http://archiviostorico.corriere.it

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