Non siamo né la Grecia , né la Spagna , restiamo l’Italia,
anzi l’Italietta di sempre. In mezzo al pantano, con l’acqua sul
collo, con chi cerca l’ultimo foro della cinta e chi sguazza: il nuovo
direttore della Rai che sigla un contratto a tempo
indeterminato da nababbo (650 mila euri all’anno più benefits), il premier
Monti costretto a passare alla Regione Sicilia sciupona
qualcosa come 400 milioni per evitare il fallimento.
Al di là del valzer delle dichiarazioni,
il Paese è inchiodato in una crisi ancora senza sbocco. La spending
review del governo ha solo una traduzione pratica: tagli.
E in
anticipo, come i saldi, iniziano gli scioperi: oggi e domani
incrociano le braccia i lavoratori del trasporto pubblico aprendo
una stagione di lotta che si prospetta lunga e cruenta.
La gente sente sulla propria pelle il
morso della crisi: il welfare locale rischia davvero di
chiudere i battenti. Secondo il sindacato nel 2011 le risorse destinate al
welfare sono diminuite del 63%.
Nello specifico il Fondo per le politiche
sociali, che serve a finanziare interventi di assistenza alle persone e
alle famiglie, è passato da 929,3 milioni di euro ad appena 273,9 milioni. Il
Fondo per la non autosufficienza - per il quale era previsto uno stanziamento
di 400 milioni di euro - è stato invece del tutto cancellato, lasciando così 3
milioni di persone non autosufficienti, per la maggior parte anziani, senza
alcuna forma di sostegno e di assistenza.
Nel 2011 drastiche riduzioni sono state
operate, inoltre, al Fondo per le politiche per la famiglia (da 185,3 milioni a
51,5 milioni), a quello per le politiche giovanili (da 94 milioni a 12,8
milioni), a quello per l’infanzia e l’adolescenza (da 30 milioni a 3 milioni) e
a quello per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione, che porta
benefici soprattutto alle persone anziane alle prese con il caro-affitti e che
è passato da 143,8 milioni a 32,9 milioni.
Lo Spi-Cgil ricorda che
solo il 30% delle risorse dei Comuni viene destinato al welfare mentre il 60%
viene assorbito dalle funzioni generali di amministrazione, alla spesa per il
personale e, complessivamente, al mantenimento in vita della macchina
burocratica. Evidentemente è più facile tagliare che riformare.
Denuncia Famiglia Cristiana:
“Mano pesante su lavoratori e pensionati, e solo una leggera sforbiciata sugli
armamenti. (…) Quasi spietati con pensionati, lavoratori, famiglie con figli e
malati. Remissivi, invece, e anche pusillanimi con ammiragli, generali e
vertici dell’industria bellica… Se siamo sull’orlo del baratro, perché
sperperare i soldi per comprare armi?”. Per il settimanale (che sostiene
l’appello lanciato da oltre 600 associazioni per cancellare l’acquisto di 90
caccia F35) se un tempo si sarebbe detto “svuotiamo gli arsenali e riempiamo i
granai” oggi si potrebbe dire “più lavoro e meno bombe. E’ una questione di
buonsenso. Di saggia amministrazione”.
Monti, se ci sei batti un colpo
(diverso)! E i partiti? In vacanza.
Fonte http://www.polisblog.it/

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